Don Di Noto (Meter): “Un abuso cancella la vita di un bambino. Grande responsabilità della Chiesa e della Società”
“Io abusato da un prete. Mai stato bambino”, alla vigilia del summit in Vaticano sugli abusi sui minori arriva la storia di un abusato italiano da parte di un prete italiano (ridotto allo stato laicale, in gergo spretato) pubblicata nella Rubrica del network cattolico Aleteia e curata da don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter onlus (pionieri nella lotta alla pedofilia e alla pedopofnografia da circa 30 anni, in Italia e nel mondo).
Leggi la storia, intensissima e dolorosissima, ma ricca di speranza.
Don Di Noto, aveva chiesto alla vittima di scrivere un suggerimento per Papa Francesco e con lucida determinazione scrive: «L’appello che mi piacerebbe lanciare al Vaticano è che dia delle direttive precise ai Vescovi che si trovano ad affrontare problemi di pedofilia nelle loro diocesi che li vincoli ad intervenire secondo protocolli standard affinché non abbiano più alibi nel gestire secondo giustizia e rispetto delle vittime. I nomi dei carnefici vanno fatti in primis per tutelare probabili vittime future e poi per dare testimonianza alla verità».
La vittima aveva 9 anni ‒ per 4 anni è stata ripetutamente abusata ‒, dal parroco, oggi non svolge il ministero sacerdotale perché è stato ridotto allo stato laicale riconosciuto di delitti gravi a sfondo sessuale contro la persona e anche manipolatori.
Don Fortunato Di Noto, che accompagna la storia con una introduzione, chiarisce che: «Il bambino vittima attorno a sé vede violenza, cose abominevoli, stoltezza. Vale anche per ogni abuso perpetrato da chiunque (eterosessuale, omosessuale, bisessuale), da un padre o una madre, da un nonno o un fratello, da un medico, un avvocato e un politico o magistrato. Non dobbiamo dimenticarlo, mai».
La lobby dell’omertà. Stiamo attenti e vigili. «La vittima riconosce il comportamento corrotto – continua don Di Noto ‒ di chi dovrebbe tutelarlo. Il bambino è così sensibile che misura l’acido di quel pensiero accomodante ‒ i panni sporchi si lavano “in casa”, basta un buon risarcimento economico, il trasferimento dell’abusatore per evitare lo scandalo ‒ e che alimenta la lobby dell’omertà e del silenzio; un pensiero che nasce da corruzione e dall’abuso anche della pazienza di Dio, che sembra essere assente, ma ascolta il grido degli innocenti. Si ascolta tanto e agisce negli uomini di buona volontà».
Una testimonianza che sospinge la Chiesa tutta ad agire in tempo, prima, durante e dopo come una Chiesa amorevole e premurosa, dove i Pastori rinneghino “cattedre di pestilenza”, ma scelgano “cattedre d’amore per i figli e le figlie”. Che non accada mai più.